Attacco al Potere 3: la recensione


il poster originale (cc Universal Pictures)

Di questo terzo (e ultimo?) capitolo della saga di Attacco al Potere si può sicuramente dire che il regista Ric Roman Waugh, nonostante il suo passato da stuntman, abbia compiuto la scelta di risparmiare sulla CGI per investire di più nello scavo psicologico dei personaggi. Per quanto si possa scalfire la corazza di Mike Banning (Gerard Butler), agente dei servizi segreti designato dal presidente Trumbull (Morgan Freeman) come sua fidatissima guardia del corpo, dopo essere stato salvato da proiettili, esplosioni, investimenti, incendi, missili guidati e milioni di altri possibili attentati tipici della vita di un (vice)presidente degli Stati Uniti sempre dal solito Banning.
Che però, quando uno stormo di droni interrompe bruscamente un'uscita di pesca del presidente uccidendo tutti e 18 gli uomini della scorta (tranne Banning) e lasciando Trumbull in fin di vita, sembra essere il principale indiziato per l'attentato, anche per un'incredibile coincidenza di prove chiave che però nessuno può (o vuole) imputare ad un depistaggio.
Così Banning, l'ormai ex Angelo del presidente, viene arrestato, ma durante il trasferimento in carcere (e qui qualche critica va alla polizia penitenziaria USA che porta un criminale di massima pericolosità, per di più ex-agente segreto, attraverso un bosco, di notte, con solo due volanti di scorta) viene preso "in consegna" da un commando di incappucciati che con un misterioso hackeraggio delle schede madri dei veicoli (???)  ne spengono i motori e fanno piazza pulita degli agenti. 
Ma Banning riesce a liberarsi anche di questi sequestratori, scoprendo che appartengono alla milizia privata di un suo ex commilitone nei marines (e tutti ce ne accorgiamo grazie ad un rimando alla scena iniziale stile fps dove Butler aveva dimostrato l'incapacità dei mercenari - senza torto, visto come ammanettato riesce a far schiantare l'auto liberandosi dei tre incappucciati)...
Ritrovandosi quindi solo contro tutti (come è successo a ogni agente segreto che si rispetti), Butler fugge attraverso gli States, alla ricerca di un posto sicuro. E dove potrebbe essere, se non da chi lo dovrebbe conoscere meglio di tutti?
Il ritorno alle origini (e qui non posso spoilerare di più) segnerà per Banning una riscoperta della sua interiorità, che lo porterà anche a mettere in serio dubbio la sua efficienza come agente senza scrupoli: già per la nascita del figlio voleva ritirarsi ma un commando di terroristi arabi aveva detto di no (e potete indovinare il finale di Attacco al Potere 2), ma ora anche problemi psicofisici minano la sua integrità. 
Problemi che però paiono scomparire di fronte al suo granitico senso del dovere, che lo mantiene ancora un'infallibile macchina da guerra vivente. 
E così, tra richiami a vari film di spionaggio e d'azione ("Ti troveremo"-"Sarò io a trovare voi"- molto Rambo), misteriose tecniche di demolizione di un ospedale, la fugace visione di una corsa nel fumo che pare uscita da una YTP e brillanti strategie, il "vecchio" Banning si dimostrerà ancora una volta più abile ed efficace di tutte le forze armate americane nel proteggere la vita del presidente e nel consegnare alla giustizia gli attentatori.

cc: Universal Pictures

Ma alla fine la sua vittoria più grande sarà riconquistare la fiducia del popolo americano (Trumbull, invece, mai si sarebbe sognato di voltargli le spalle) e soprattutto quella della sua famiglia.
Perché il potere più prezioso è amare e essere amati.
Nonstante le stroncature della critica, quindi, per me il film merita una piena sufficienza (meglio dei due predecessori).

E vissero tutti felici e contenti? Non proprio: alla fine Banning torna dal presidente con il distintivo in mano, ma la risposta di Trumbull lascia aperto uno spiraglio per un continuo della saga, per la felicità dei fan (che hanno fatto schizzare il film in testa al botteghino USA) e la disperazione dei critici. Che non possono però non riconoscere che finalmente le risate del pubblico sono state volute e ottenute dagli autori non con scene involontariamente ridicole o goffi tentativi d'umorismo, ma con qualche gag molto... esplosiva!