"Quest'atomo opaco del Male..."


Il 10 Agosto di 152 anni fa veniva assassinato Ruggero Pascoli. 152, come le poesie della quarta edizione di Myricae, pubblicata nel 1897, la prima in cui apparve proprio il X Agosto, dato alle stampe sul Marzocco l'anno prima.
Ma lasciamo stare le coincidenze, e proviamo a chiederci: cosa ci dice oggi, nel 2019, in un mondo completamente diverso da quello del poeta di San Mauro, questo capolavoro intitolato al giorno di San Lorenzo?
Sicuramente l'avrete già letta o sentita almeno cento volte nella vostra vita, ma quasi sicuramente mai in questo giorno così indissolubilmente legato ad essa. Eccola in tutto splendore:
San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
Posso tranquillizzarvi: non ci metteremo ad analizzarla verso per verso, non cercheremo le figure retoriche o cose del genere che sicuramente avrete già fatto tra i banchi di scuola.
Concentriamoci solo sul filo conduttore della poesia: una rondine sta tornando al nido dai suoi piccoli con la cena nel becco, come un uomo, un padre sta tornando a casa dopo una giornata di lavoro (Ruggero Pascoli era il custode di villa Torlonia, splendido complesso ora sede del Parco Poesia Pascoli), e porta con sé due bambole per le figlie.
Entrambi più per la malvagità dell'uomo (in entrambi i casi) che per l'avversa sorte non torneranno nel calore del nido domestico, vero o figurato. Il nido sicuramente è centrale in Pascoli, ritornandovi quasi morbosamente lo sguardo del poeta in tanti suoi componimenti dopo le tante sciagure in famiglia, ma per noi oggi cosa significa? Il nido è la famiglia, ma non solo: il nido sono le origini, l'età dell'oro della nostra vita, gli amici di vecchia data (quelli veri). Il nido è un posto o un tempo nostro, intimo, condiviso con pochi, sicuro e accogliente, dove ci sentiremo sempre a nostro agio. Può essere in un luogo fisico appunto, o solo nei nostri ricordi (sicuramente legati, in ogni caso, a un posto fisico che però potrebbe essere cambiato o scomparso). O può essere dentro di noi. Oggi, forse, il nostro nido non è più (solo?) la famiglia. Dov'è che ci rifugiamo quando siamo in imbarazzo, quando siamo tristi, delusi, stanchi della vita reale, dove lasciamo "entrare" solo pochi amici fidati, dove teniamo i nostri segreti e dove siamo più a nostro agio? Diciamolo pure, il nostro telefonino è il nostro "nido" pascoliano tecnologico. Un nido che però potrebbe farci dimenticare quello vero, quello reale, quello fatto di volti, parole e anche abbracci, baci e, perché no, pacche sulle spalle. 
A San Lorenzo, facciamo come Pascoli, alziamo gli occhi al cielo, stacchiamoci dai nidi virtuali, e lasciamoci inondare da un pianto di stelle sul nostro atomo opaco del Male...

P.s: vi propongo una mia poesia ispirata al X Agosto... spero vi piaccia!
SAN LORENZO
Periscono nel rifulgio
migliaia di effimeri missionari
cercando invano di fecondare
questo mondo con un messaggio d'amore.
Qui, davanti a questa villa imponente
un uomo, un padre ucciso fu impotente
punito per il peccato dell'amore
che l'uomo da tempo ha condannato.
Tanti ancora periranno
in questa notte infinita,
finché dell'uomo l'iniqua giustizia
da un di essi sarà punita.
Buon 10 Agosto!