Ci siamo, è questione di ore ormai. Sta per iniziare uno degli eventi sportivi più attesi dell’anno: i play-off NBA! E’ perciò il momento di fare alcuni bilanci prima di goderci lo spettacolo. In un anno incredibile, dove a dominare le rispettive conference sono stati i Bucks e i Warriors, e il titolo di rookie, che sembrava già consegnato da novembre con l’esplosione dello sloveno Luka Doncic, è tornato ad essere conteso da Trae Young, c’è, però, un premio che è ancora ampiamente dibattuto: l’MVP.
I pretendenti al trono di più forte della lega nella stagione 2018-19 sono almeno una decina, anche se chi siede sul podio è ben distante dagli altri. Si passa da Giannis Antetokounmpo, che domina fisicamente la lega in un modo che non si vedeva dai tempi di Shaq ed ha portato i suoi Bucks a guardare tutti dall’alto, alla stella più importante di Golden State, che quest’anno è diventato ufficialmente il terzo miglior realizzatore da 3 punti della storia dell’NBA: Steph Curry. Si va poi in Canada, dove Leonard sta contribuendo sostanzialmente a tenere nella fascia d’ elite i Raptors, per continuare poi il tour ad Oklahoma, dove i due maggiori violini, Westbrook e George, fanno impazzire ad ogni giornata i propri tifosi con prestazioni uniche. Per la corsa MVP c’è anche Lillard, troppo sottovalutato a mio avviso, e la sorpresa Jokic, il centro serbo che sta facendo grande Denver.
Inevitabilmente, però, al primo posto tra i pretendenti non si può non mettere un uomo che da solo sta trascinando una squadra tra le grandi, senza l’aiuto di nessuno e con statistiche da alieno: James Harden. La stagione del “Barba” non era iniziata bene, anzi era andata proprio male. Ma da dicembre in poi ha scatenato un’ira “divina” su ogni squadra, abbattendosi su ogni avversario e infrangendo record su record. Lo si può deridere per il suo look o per il suo stile di gioco, ma non si può non essere d’accordo che, se metti a segno 40 punti per 20 partite in una sola stagione, sei un prodigio. «Non so davvero come si possa giocare meglio di così» ha ammesso D’Antoni, l'allenatore. «Perché in difesa non si risparmia, prende rimbalzi, riesce ad andare in tripla doppia con una facilità spropositata». Il fatto che James Harden sta vivendo la miglior stagione, in quanto a statistiche, della sua carriera è di per sé straordinario, soprattutto considerando che la passata sia stata per lui un’annata storica, con il miglior record della storia dei suoi Houston Rockets e, soprattutto, il primo premio di MVP.
Con la sua quarta prestazione di fila oltre quota 40 è stato il terzo giocatore negli ultimi tre decenni –dopo MJ e il Mamba- a superare i 400 punti realizzati nell’arco di 10 partite e il primo di sempre con 8 gare consecutive da almeno 35 punti e 5 assist, superando Oscar Robertson. E’ inoltre diventato il primo giocatore della storia con almeno 5 triple doppie da 50 o più punti e a far registrare una tripla doppia da almeno 40 punti in meno di trenta minuti sul parquet. Harden è anche il primo di sempre a fare una tripla doppia da 60 punti in una partita. Inoltre, assieme a Wilt Chamberlain, Elgin Baylor, Michael Jordan e Kobe Bryant, è l'unico ad aver segnato almeno 60 punti in più di un'occasione in carriera e l’unico con Kobe, MJ e Wilt ad aver messo a referto 60 punti per più partite nella stessa stagione. Sta guidando la classifica di punti per ogni quarto in questa stagione e lo scarto di punti di media tra lui e il secondo in classifica, Paul George, è tra i più ampi di sempre. Il 13, inoltre, ha messo a referto almeno 30 punti contro tutte le rimanenti 29 squadre: altro dato unico nella storia dell’NBA. E rimanendo sul numero 30, ha realizzato la seconda striscia di partite più lunga di sempre con almeno trenta punti(32), dietro solo all’inarrivabile Chamberlain(65). Ha realizzato più punti in questa stagione (2818, decimo miglior risultato nella storia della Lega) che nelle tre passate a Oklahoma, chiudendo con almeno 35 punti di media (settimo nella storia a riuscirci!). Tra l'altro quest'anno in NBA sono state registrate il maggior numero di triple realizzate e di giocatori con prestazioni da 50 punti: indovinate chi guida la classifica di questi atleti che hanno reso possibile l'impresa? Già, proprio il nostro guerriero solitario. Unico, dopo Jordan, ad aver concluso una stagione con almeno 2.700 punti, 500 rimbalzi e 500 assist. Pazzesco! Incredibile!
I record sono sensazionali e ci ricorderemo negli anni di questa stagione. Il fatto che, però, stia facendo tutto da solo, potrebbe compromettere le sue intenzioni di vincere il titolo delle Finals: è possibile,infatti, che non riesca a reggere un confronto fiammante con una stessa squadra fino a gara 7 tutte le volte. In alcune partite, infatti, pur mettendo a referto prestazioni grandiose, non è riuscito a vincere. Il suo stile di gioco non esclude l’aiuto di altri compagni, ma bisogna prima trovarli. Il Barba, quindi, avrebbe bisogno di una spalla per poter competere con tutti per gli anni futuri: è una chiamata speciale, da un uomo speciale.
La domanda resta sempre una: dovesse riaffrontare i Warriors, il nostro guerriero solitario riuscirebbe a batterli questa volta?