“O dormiente, che cosa è sonno? Il sonno ha
similitudine colla morte. O perché non fai adunque tale opera che dopo la morte
tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai
tristi morti?”
Leonardo Da Vinci
Ermanno Olmi fu
incaricato dalla penultima direttrice del museo di esporre il quadro alla
Pinacoteca di Brera. Prese il dipinto e lo pose al buio in basso per consentire
ai visitatori di osservarlo con una prospettiva reale. Nelle fonti antiche
compare l'espressione “Cristo in Scurto”, ovvero scorciato, e scorciato vuol
dire anche schiacciato e lo schiacciamento dà il senso della sofferenza. L'osservatore ha come l'impressione di trovarsi in una strettoia. Anche il
taglio, è fatto apposta per dare il senso di uno spazio angusto. Alla destra
del cuscino ci sono gli unguenti, mentre a sinistra ci sono tre persone, e non
due. Mantegna è così moderno che taglia una faccia, poi c'è la Madonna che è
vecchia, e, al contrario della Madonna della pietà di Michelangelo, ha l'età
giusta per essere la madre di Cristo, poi c'è San Giovanni. Tutti e tre sono
tagliati. Lei è una madre vera che piange, lui lo guarda costernato,
esterrefatto: non ci vuole credere. Gesù però è come addormentato. L'aureola è poco marcata, si nota appena, simbolo della perdita di potere di Cristo. Il panneggio
è un riferimento al mondo antico, da scultura, dal momento che Mantegna è il
primo che fonda il Rinascimento, basato sull'osservazione della classicità. I
piedi con i buchi dei chiodi prosciugati danno il senso del dolore. È un'opera
straordinariamente moderna, dal momento che tu guardi Gesù e capisci che ha
sofferto, ma, allo stesso tempo, ciò che attraversa il suo volto è una serenità
assoluta, mentre gli altri soffrono lui è sereno. Lui è morto e gli altri sono
vivi, ma lui è più vivo di loro. È antico e moderno, vivo e morto.
Del resto un grande artista riesce a fare questo: comunicarci che la morte, in realtà, non esiste.